Il giardino diffuso, preziosa gemma urbana.

L’uomo metropolitano sta tentando di attuare una rivoluzione lenta, morbida. In alcune parti del mondo, dove il verde è tenuto dalle istituzioni nella dovuta considerazione, esistono esempi di splendidi giardini diffusi. Le persone crescono con senso civico, si affezionano al proprio quartiere e insieme s’impegnano a farlo risplendere. Ci sono infiniti modi per esercitare il bello sulle strade ma il nostro preferito è questo, strettamente legato alla natura ed al patto di amicizia che l’uomo di città dovrebbe con lei sottoscrivere.

Il giardino diffuso è un grande esempio di senso civico e di rispettosa appartenenza, progettato e realizzato dal basso. Bambini, vecchi saggi, esperti giardinieri, disoccupati, depressi, giovani artisti, energetici incontenibili, insomma chiunque abbia voglia di occuparsene, possono lasciare una preziosa impronta nella rivoluzione verde del suolo cittadino.

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In ogni area urbana esistono zone degradate, abbandonate, che si possono trasformare al meglio in veri e propri giardini metropolitani. Locale, precario ed esotico potrebbero miscelarsi per dar vita ad un luogo verde. Esso crescerebbe sicuramente estraneo alle regole del commercio, delle mode usa e getta, della logica del consumo sfrenato, perché in queste terre di nessuno, dove i mezzi economici devono cedere il passo a vecchi attrezzi, Gli unici requisiti necessari per partire sono fantasia ed improvvisazione.

Il giardino condiviso è un luogo nel luogo, sempre armonicamente inserito nel contesto urbano perché ricco di tracce lasciate dal passaggio dell’uomo. E’ una promessa di rivedersi per costruire qualcosa insieme, un cantiere permanente che soddisfa al contempo e in modo naturale il bisogno di sicurezza e di svago poichè capace di trasformare il degrado in un luogo di rinascita dello spazio vitale.

Nella propria unicità ciascun giardino diffuso non è replicabile perché fatto di istinto, di stimoli continui. E’ un luogo dove si vive la sensazione di essere partecipi ed ospiti nel medesimo tempo, dove vite, storie, culture, si riuniscono sulla strada in un sostrato di vitalità (non come il giardino familiare o condominiale dove lo spicchio di natura coltivato ha il limite di essere quasi ad esclusivo beneficio di chi lo abita).

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Nel giardino diffuso, frutti del lavoro come prendere luce e stare all’aria aperta in un luogo profondamente bello, giocare, socializzare sono essi stessi naturali. Ci si sperimenta nella capacità di lavorare insieme senza un compenso personale e diretto ma con la promessa di poter godere tutti di ciò che il lavoro ha prodotto. E’ un sogno orizzontale.

In questo luogo non ci si sente scarti, è  uno spazio per sporcarsi le mani tutti con la stessa terra. Il “giardino comunitario” riflette come raggi i valori più profondi dell’uomo e trasforma le differenze in inediti orizzonti sociali.

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